venerdì 19 ottobre 2018

Crostatine sbricioline ai mirtilli rossi

Poscia che fummo al quarto dì venuti,
Gaddo mi si gittò disteso a' piedi,
dicendo: "Padre mio, ché non m'aiuti?".

Quivi morì; e come tu mi vedi,
vid'io cascar li tre ad uno ad uno
tra 'l quinto dì e 'l sesto; ond'io mi diedi,

già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
e due dì li chiamai, poi che fur morti.
Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno.

(Dante, Inferno XXXIII, vv. 67-75)

Ahò... mo te metti pure a fa' le citazzioni der sor Dante... C'hai er blogghe de cucina, mica de letteratura!
E' vero, lettore che romp commenti sempre dal fondo: questo è un blog di cucina e non di letteratura.
Però stamattina mi sono imbattuta in questi versi che mi hanno colpito perché a un certo punto Dante usa una parola brutta, ma brutta brutta...
Ammazza ahò... e che parola è, dimme 'n po'?
Ora te lo dico, caro lettore scass puntiglioso.
E' una parola brutta.
Terribile.
Tremenda.
Digiuno!
Ih che parola brutta! Ma come j'è venuto, ar sor Dante, de parla' der diggiuno?
Vedi, lettore, a questo punto della Commedia Dante è arrivato nell'ultimo cerchio dell'Inferno e qui incontra il conte Ugolino, che i Pisani hanno rinchiuso e condannato a morire di fame insieme ai suoi tre figli. E quell'ultima frase Poscia, più che 'l dolor, poté 'l digiuno, anche se Dante non lo dice esplicitamente, ci schiude davanti una terribile prospettiva: quella di Ugolino che, per non morire di fame, divora i corpi dei suoi stessi figli.
Ammazza ahò! A me, più che 'na Commedia, me pare 'na traggedia! Ma come t'è venuto, pure a te, de mette er diggiuno dentro a 'n blogghe de cucina!
Perché stamattina la newsletter di Una parola al giorno parlava appunto del dig...
Ma bbasta co' 'sto diggiuno! Io vojo magna'! Famme magna' quarcosa!
E va bene, lettore, ti accontento! Però dopo aver mangiato te ne torni a commentare sottovoce nel fondo della sala mentre io racconto ai miei venticinque non-so-più-quanti-sono lettori quello che ho letto stamattina sulla parola digiuno. E vedi di non sbriciolare!


Crostatine sbricioline ai mirtilli rossi



Ingredienti per 16 crostatine:
250 g di farina 00
25 g di fecola di patate
3 g di lievito istantaneo
75 g di zucchero
la scorza grattugiata di 1 limone
125 g di burro tedesco, freddo di frigo e tagliato a dadini
1 uovo
1,5 g di sale fino
1 cucchiaino di vaniglia liquida
confettura di mirtilli rossi (o altra confettura acidula)
zucchero a velo

Preparazione:
Mescolate la farina, la fecola, il lievito setacciato, lo zucchero e la scorza del limone. Versate tutto nel boccale del mixer con le lame, unite il burro e frullate a scatti fino a ridurre il burro in briciole.
Trasferite il composto in una ciotola ampia e unite l'uovo sbattuto con il sale e la vaniglia. Mescolate con una forchetta e poi amalgamate delicatamente con i polpastrelli, senza impastare: dovete ottenere un composto di briciole non troppo grandi.
Rivestite con le briciole i vani di una teglia per muffin (o i pirottini di alluminio) ricoprendo il fondo di ognuno, compattate leggermente senza schiacciare troppo e distribuite la marmellata lasciando scoperto qualche millimetro lungo il bordo della base.
Ricoprite con altre briciole e infornate in forno statico preriscaldato a 170° per 30-40 minuti o finché la superficie non avrà preso un bel colore leggermente dorato. Sfornate e fate raffreddare completamente le crostatine prima di sformarle.
Servite le crostatine con una leggera spolverata di zucchero a velo.


E adesso che il digiuno è stato spezzato... 😂😂😂

Digiuno
Significato:  Come aggettivo, che non ha mangiato da un certo tempo, privo, sprovvisto; come sostantivo, astensione dal cibo.
Etimologia:  l'aggettivo è dal latino [ieiunus] 'digiuno', ma anche 'sterile, arido'; il sostantivo deriva da 'digiunare', che è dal latino [ieiunare].
Curiosità etimologica: stiamo parlando di due parole, un aggettivo (per l'esame del sangue, presentarsi digiuni) e un sostantivo (osservo il digiuno un giorno a settimana); ma mentre l'aggettivo deriva direttamente  dall'omologo latino ieiunus, il sostantivo rinasce per derivazione dal verbo 'digiunare', in maniera indipendente rispetto all'omologo sostantivo latino ieiunium.
Il concetto di digiuno è basilare: come sostantivo descrive l'astensione dal cibo, come aggettivo denota chi non ha mangiato per un certo tempo, più o meno lungo. Ha implicazioni vastissime, attagliandosi a pratiche religiose e mediche, alla condotta quotidiana e straordinaria, a situazioni volute e no, e suggerisce usi figurati versatili e incisivi. Infatti il digiuno diventa, come aggettivo, anche il privo, lo sprovvisto - specie da un punto di vista intellettuale: sono digiuno di storia asiatica, sono digiuno delle ultime novità cinematografiche. Come sostantivo, sconfina nel desiderio: dopo il lungo digiuno posso finalmente concedermi di giocare al mio amato videogioco, e dopo l'interminabile trasferta a digiuno si ritrova l'amato.
La quotidianità di questa risorsa non deve impantanarne il proteiforme valore.
Grazie, come sempre, a Una parola al giorno.it.

domenica 23 settembre 2018

Torta integrale di mele con yogurt e nocciole

Un sabato pomeriggio di fine settembre, in una cucina della Palude.
Ho voglia di fare un dolce... magari con le mele, visto che ormai siamo in autunno... ecco, quella integrale con le nocciole, che è buonissima!
Guardo distrattamente il termometro posto in cucina.
Ventisette gradi.
Fuori, ne sono sicura, molti di più. Ma quelli è meglio non misurarli.
In effetti non è che faccia freddo... ma sì, che sarà mai, un'oretta col forno acceso in cucina!
Che sarà mai? Niente... se non fosse che qualcuno sceglie proprio quel momento per venire in cucina a lessare sul fornello due etti e mezzo di piselli surgelati per sperimentare gli hamburger vegetali.
Ma proprio adesso? Già mi sento sudata!
Preparo gli ingredienti sul tavolo, prendo la carta da forno e la tortiera apribile.
Il burro per ungerla mi sguiscia di mano.
Mentre preparo il composto per la torta mi sento avvampare.
Ventotto gradi.
Ma non me ne potevo andare al mare oggi? Mannaggia a me e ai dolci autunnali!
Aprire lo sportello del forno è come spalancare le porte dell'inferno.
Mentre regolo il timer a cinquanta minuti mi viene da piangere.
Quando suona ed estraggo la torta dal forno, penso con orrore che dovrò lasciare lo sportello socchiuso per farlo raffreddare.
Mi serve una doccia, sto schiumando... un ghiacciolo, voglio, altro che torta di mele! Da domani sto a dieta!

Gli hamburger vegetali del marito sono stati promossi col massimo dei voti.
L'assaggio della torta integrale di mele e nocciole è stato rimandato al giorno successivo, per colazione.
La dieta annunciata è stata rimandata... a data da destinarsi!

Torta integrale di mele con yogurt e nocciole



Ingredienti per una tortiera a cerchio apribile di 26 cm di diametro:
75 g di zucchero bianco
75 g di zucchero di canna integrale
la scorza grattugiata di 1 limone
300 g di farina integrale
1 bustina di lievito istantaneo
un pizzico di sale
2 cucchiaini di cannella in polvere
100 g di nocciole, tostate e tritate non troppo finemente
1 mela golden, sbucciata e tagliata a pezzetti
succo di limone
3 uova
1 cucchiaino di vaniglia liquida
60 g di olio di girasole alto oleico
300 g di yogurt bianco intero al naturale
2 mele rosse con la buccia
40 g circa di zucchero di canna Demerara
burro e farina per lo stampo

Preparazione:
Preparate lo stampo: rivestite la base con un foglio di carta da forno "pizzicandolo" tra il fondo e il cerchio, poi imburrate e infarinate sia la carta che i bordi della tortiera.
Mescolate in una ciotola ampia i due zuccheri con la scorza del limone sfregando il tutto con i polpastrelli.
Mescolate in un'altra ciotola la farina con il lievito, il sale, la cannella e le nocciole.
In una ciotolina spruzzate la mela con un po' di succo di limone per non farla annerire.
Unite le uova allo zucchero e sbattetele fino a farle diventare chiare e gonfie. Unite la vaniglia e, sempre sbattendo, versate l'olio a filo.
Aggiungete al composto un terzo delle polveri, poi metà dello yogurt, poi un altro terzo delle polveri, poi il resto dello yogurt e infine il resto delle polveri, mescolando dopo ogni aggiunta con delicatezza e solo quanto basta per amalgamare il tutto.
Unite la mela a pezzetti, mescolate con una spatola e versate il composto nello stampo.
Accendete il forno a 180°. Tagliate le mele rosse in quarti, mondate ogni quarto senza sbucciarlo e affettatelo per il lungo. Ricomponete lo spicchio e appoggiatelo sulla superficie del dolce senza affondarlo nell'impasto. Spolverizzate la superficie con lo zucchero Demerara e infornate. Abbassate la temperatura a 170° e cuocete il dolce per 45-50 minuti (controllate la cottura con uno stuzzicadenti).
Fate raffreddare la torta per una decina di minuti, poi passate una lama sottile tra il cerchio e la torta per staccare bene la torta dallo stampo e aprite il cerchio. Aiutandovi con la carta, trasferite il dolce su una gratella e fatelo raffreddare completamente prima di togliere la carta.