Sabato Santo di trenta o quaranta anni fa.
Si parte. Si va al paese!
Si va a Vico dai nonni!
Cucina di una casa di paese.
Due paia di occhi osservano due mani rugose plasmare un impasto.
Il più semplice di tutti: farina, uova, zucchero, latte, olio, un po' di lievito.
La colazione della domenica di Pasqua dei bambini, al paese.
Dal gioco esperto delle due mani prendono forma un cavalluccio e una bambolina.
Occhi di chicchi di caffè.
Capelli e vestiti di zuccherini colorati.
Un uovo appena rassodato sulla pancia, tenuto fermo da due cordoncini di impasto incrociati.
Via nel forno.
Ecco, si gonfia, si colora... tutta la cucina profuma!
La bimba corre a giocare con la sua bambola.
Il bambino ha un cavalluccio tutto per sé.
Come ogni anno, al paese.
4 gennaio 2013. Salotto di una casa di città.
Serata in famiglia, allegria, risate e tanta
pizza.
Quella di Magno, ovviamente. ;o)
Spunta un computer portatile, e due mani digitano, quasi distrattamente, un nome in un motore di ricerca.
Come tante altre volte, in passato, invano.
Ma stavolta appare un risultato.
Un video pubblicato su Youtube qualche mese prima.
In memoria di quella persona che non c'è più.
Tante foto di famiglia.
Scattate lontano, in America.
Foto a colori ritraggono un uomo anziano, seduto in mezzo a figli e nipoti.
Foto in bianco e nero lo ritraggono giovane, con familiari, amici, colleghi.
Le foto si susseguono una dopo l'altra, finché, all'improvviso, un'esclamazione di sorpresa, quasi un grido trattenuto a stento.
"Quella foto ce l'abbiamo anche noi!"
Blocchiamo il video per osservare la foto.
E' stata scattata in America.
Un uomo anziano accanto alla moglie e ai figli.
Uno dei figli è l'uomo per il quale il video è stato creato e il cui nome è stato così spesso ricercato invano.
L'uomo anziano è zio Alessandro, il fratello di nonno Giovanni, bisnonno del marito, emigrato negli Stati Uniti forse nei primi anni del 1900.
Il marito ha cercato questa famiglia per anni.
E ora li ha trovati.
La sera stessa viene spedita un'email all'autrice del video.
"
Siete voi??"
La risposta è immediata.
"
Mio Dio, sì! Siamo noi!... E adesso??"
Adesso festa!
Nei mesi successivi si susseguono le videochiamate e gli scambi di email cariche di vecchie foto e lettere pazientemente scansionate.
Il marito traduce una quantità di lettere partite dal paese per raggiungere chi era emigrato tanto lontano, portando notizie delle mogli, dei figli, dei fratelli e delle sorelle rimasti a casa.
Tutte conservate affettuosamente da chi di quegli emigrati era diventato discendente.
Un giorno, dall'America, arriva una richiesta.
"Voi conoscete il
pane dolce di Pasqua?"
"Lo conosciamo perché è un dolce della tradizione in tutta l'Italia, ma nonna Maria ne faceva uno diverso, senza lievito di birra. Recupereremo la ricetta e ve la manderemo."
"
Occhei!!!"
La ricetta la chiediamo a un'anziana zia che vive al paese.
"Quattro uova, un bicchiere d'olio, un bicchiere di latte, due bicchieri di zucchero, due bustine di lievito, un limone grattugiato e
tutta la farina che si prende."
Espressioni come
tutta la farina che si prende scatenano sempre in me irrefrenabili attacchi di risa e di panico.
"Ma che significa
tutta la farina che si prende??...
che si prende per fare
cosa???"
La suocera spiega che significa
tanta quanta ce ne vuole per ottenere un impasto da lavorare con le mani, né troppo duro né troppo morbido. Adesso sì che è chiaro! :D
"E come glielo spieghiamo, agli Americani, che devono usare
tutta la farina che si prende per ottenere un impasto né troppo duro né troppo morbido?"
In realtà non c'è da ragionarci tanto.
La soluzione è una sola.
Faremo il dolce.
Ed elencheremo gli ingredienti con le dosi precise, usando, come misura, le famigerate
cup americane!
E per essere ancora più chiari e precisi,
fotograferemo l'intero procedimento e invieremo agli Americani una fotoricetta completa!
La suocera, che ha sempre visto nonna Maria fare il cavalluccio e la bambolina ma che mai li ha fatti in vita sua, viene ingaggiata con l'importantissimo compito di affondare il dito nell'impasto e valutare quando quest'ultimo avrà
preso tutta la farina che si deve prendere... e a quel punto noi smetteremo di aggiungere
cup, mezze
cup e quarti di
cup di farina!
A me il compito di preparare l'impasto, al marito quello di plasmare un pupazzone che chiameremo
George in onore dei parenti americani e di san Giorgio martire, patrono del paese.
Lucido l'intero set di misurini americani, tiro fuori il mio ciotolone migliore, lavo il tappetino di silicone, olio lo sbattiuova elettrico e affilo la grattugia per il limone. Sono pronta!
Doso attentamente gli ingredienti convertendo da
bicchieri italiani in
cup americane, mentre il marito annota tutto su un foglio di carta e la suocera tiene in caldo il dito.
Verso, sbatto, aggiungo, mescolo e impasto.
Il marito fotografa, dall'alto, dal basso, da destra, da sinistra.
La suocera entra in azione col dito.
"E' pronto!"
La macchina fotografica passa nelle mie mani, mentre il marito dà forma a un magnifico pupazzo, giallo di uovo e profumato di limone.
La suocera lo rifinisce e tutti insieme lo decoriamo.
Il mio assortimento di zuccherini colorati farebbe invidia a un laboratorio di c
ake design.
Non abbiamo i chicchi di caffè, pazienza, li sostituiamo con l'uvetta per disegnare gli occhi e la bocca. Durante la cottura in forno i chicchi di uva passa si gonfiano e saltano via e
George viene sfornato sdentato e mezzo guercio, ma che importa, in fondo ci stiamo divertendo e le ricette di famiglia vanno pur reinterpretate un pochino!
Con l'autoscatto ci fotografiamo tutti intorno a
George.
Il giorno dopo il marito prepara il file con la fotoricetta e spedisce
George a Detroit, Michigan, Stati Uniti d'America.
Dove viene prontamente replicato... e plasmato con la forma dello stato del Michigan! :D
Per essere rispedito in Italia via email, accompagnato da un file allegato contenente la versione americana della fotoricetta, il cui passo passo è stato seguito fedelmente perfino nell'uso dello spazzolino da denti per pulire la grattugia del limone!!! :D :D :D
Poco tempo dopo arriva dall'America la ricetta del loro
pane dolce di Pasqua con il lievito di birra, insieme a una foto che li raffigura tutti intorno a un largo tavolo con al centro ben dodici teglie di
pane dolce!
Perché tutto è grande in America!!! :D
Voi che siete arrivati a leggere fin qui, mi capite, vero, se a questo punto la ricetta ve la do in
cup americane? :D
Se non avete i famigerati misurini, potete sempre seguire le dosi dell'anziana zia che vive al paese! ;o)
Il cavalluccio e la bambolina di Pasqua
Ingredienti (metà della dose dell'anziana zia che vive al paese)
2 uova medie
1/2 cup di olio extravergine d'oliva (120 ml)
1/2 cup di latte (120 ml)
1 cup di zucchero (200 g)
4 tsp di lievito per dolci (vabbè, una bustina, dai! :D )
la buccia grattugiata di 3 limoni
4 + 1/4 cup di farina (circa 600-650 g)
Per decorare
2 uova piccole
chicchi di caffè
zuccherini colorati
latte per spennellare
Preparazione
Versate lo zucchero in un ciotolone e mescolatelo con la buccia grattugiata dei tre limoni, strofinando tutto con le dita finché lo zucchero sarà giallo e impregnato della buccia dei limoni.
Aggiungete le uova e mescolate con lo sbattiuova elettrico.
Unite l'olio e il latte e mescolate bene.
Incorporate metà della farina setacciata con il lievito, poi il resto della farina poca per volta, mescolando prima con lo sbattiuova, poi con una forchetta e infine a mano. Potrebbe servirvi più o meno farina rispetto alla dose indicata, a seconda della grandezza delle uova, dell'umidità della farina, della posizione del Sole e dei transiti stellari, quindi regolatevi voi.
Rovesciate l'impasto su un piano di lavoro cosparso con poca farina e lavoratelo fino a formare una palla liscia e omogenea. L'impasto dovrà risultare morbido ma non appiccicoso.
Nel frattempo lavate le uova e rassodatele leggermente facendole bollire per un paio di minuti.
Dividete l'impasto in due parti e plasmate il cavalluccio e la bambolina, tenendo da parte una piccola quantità di impasto col quale formerete due cordoncini sottili per ogni soggetto.
Collocate un uovo al centro di ogni figura, in corrispondenza della pancia, e fissatelo al corpo con una coppia di cordoncini incrociati.
Trasferite le figure su una teglia rivestita di carta da forno e spennellate la superficie con poco latte.
Fate gli occhi e la bocca con i chicchi di caffè e cospargete con gli zuccherini colorati per rappresentare i capelli e i vestiti.
Preriscaldate il forno a 170° (350° F) e cuocete per 30-40 minuti o finché le figure saranno dorate.
Lasciate raffreddare le figure prima di tagliarle.
George è un biscottone morbido e profumatissimo di limone. Inzuppato nel latte della colazione non ha eguali. Questo impasto viene spesso usato al paese come base per crostate e dolci di frolla... come le ciambelline dell'anziana zia!
Vico è Vico nel Lazio, in provincia di Frosinone, e questo post è dedicato a nonna Maria e alla nostra famiglia americana!!
Il cavalluccio di Magno e la bambolina di Gaudio galoppano a casa di Aria in Cucina per partecipare al contest
Old Fashioned Sweetness!