martedì 31 marzo 2015

Pizza di verdura, con i semi che non si staccano... per un'idea di ricetta!

La pizza di verdura per me è stata sempre quella preparata da mia madre.
Impastata a mano sul tavolo della cucina, acqua e farina e un pizzico di sale e il lievito di birra.
La pasta madre, conosciuta fin dalla notte dei tempi, a quei tempi chi la conosceva!
Ricordo le sue mani che formavano una palla, la deponevano in una ciotola, la coprivano e la avvolgevano in una coperta.
E dopo qualche ora la palla era diventata morbida e gonfia, e le sue mani vi affondavano dentro e la sgonfiavano e la stendevano sottile e rotonda.
Ricordo la verdura portata a casa dal mercato, lavata e messa a bollire, e poi scolata, raffreddata e strizzata tra le mani per far uscire tutta l'acqua della bollitura.
Ripassata in padella, la bieta con il peperoncino e l'uva passa, la scarola con l'aglio e le olive nere di Gaeta.
Una teglia larga, la più grande che c'era, e la sera si faceva festa con la pizza di verdura tagliata in tre spicchi...

Adesso la pizza di verdura so farla da sola!
E ad essere onesta non avrei pubblicato la ricetta se non fosse stato per Silvia e i suoi bibanesi con quei semini che non ne vogliono sapere di rimanere attaccati dopo la cottura!
Non l'avrei pubblicata perché non è una vera e propria ricetta, quanto piuttosto uno spunto, un suggerimento, un'idea di ricetta.
In realtà dovrei scrivere Fate l'impasto come vi pare e metteteci dentro la verdura che vi pare.
E poi perché la pizza con la verdura è una preparazione sempre diversa, a seconda di che tipo di farina decido di usare, di quanta acqua decido di mettere nell'impasto, di quale verdura ho voglia di metterci dentro... E così accade che ora pubblico questa ricetta e staserà la farò di nuovo, ma con più acqua nell'impasto, meno lievito, un'altra verdura e una salsiccia sbriciolata invece del formaggio a dadini...
Il lievito, già.
Da quando ho il lievito naturale uso solo quello, ma Orlando ha una caratteristica che non va d'accordo con la pizza di verdura come la intendo io.
Orlando è lento e deve essere previsto, programmato e organizzato per tempo.
La mia voglia di pizza con la verdura, invece, è improvvisa, subitanea e imperiosa.
Ho voglia di pizza con la verdura adesso.
Posso aspettare al massimo mezza giornata, dall'ora di pranzo all'ora di cena.
Ecco perché, ben nascosta in modo che Orlando non la veda, nella mia dispensa c'è sempre una bustina di lievito di birra secco, e nel cassettone della cucina una piccola bilancia digitale che pesa il decimo di grammo.
Un grammo e mezzo di lievito di birra secco soddisfa il mio desiderio di pizza con la verdura in sette ore, con l'aiuto della lucina del forno che tiene l'impasto al calduccio.
Ma ora, scusatemi, vado a impastare, perché ho voglia di pizza con la verdura... adesso!

Ah, già... i semini!
E' scientificamente dimostrato che spennellando per benino la superficie della pizza con un po' di albume leggermente sbattuto i semini rimangono attaccati e dopo la cottura non se ne stacca nemmeno uno!
E indovinate un po', non resta nemmeno il sapore dell'albume!
Silvia, a quando i prossimi bibanesi con i  semini che restano attaccati? ;o)

Pizza di verdura



Ingredienti per una teglia di 32 cm di diametro:
Per la base:
250 g di farina 0 biologica (Conad, proteine 11 g)
250 g di farina integrale biologica (NaturaSì, proteine 11,9 g)
1,5 g di lievito di birra disidratato
5 g di sale fino
325 g di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di malto d'orzo liquido
Per il ripieno:
1 kg di minestrella, da pulire
olio extravergine d'oliva
aglio
peperoncino tritato
formaggi brie e bergader, a dadini
Per spennellare:
mezzo albume
semi di sesamo e di papavero

Preparazione:
L'impasto è piuttosto morbido e ho usato la planetaria, tanto per prendere confidenza con il nuovo acquisto di casa Gaudiomagno.
In una ciotola ampia ho mescolato e arieggiato le farine e il lievito con una frustina, poi le ho trasferite nella ciotola della planetaria.
Ho versato un po' d'acqua sulle farine, ho unito l'olio e il malto e ho iniziato a impastare a bassa velocità con la foglia. Ho aggiunto il resto dell'acqua un goccio per volta mentre la macchina impastava.
Dopo qualche minuto, ho unito il sale e ho continuato a impastare a bassa velocità.
Ho sostituito la foglia con il gancio e ho impastato ancora per qualche minuto, a velocità medio-bassa, fino a ottenere un impasto quasi del tutto liscio.
Ho rovesciato l'impasto sul tavolo e l'ho finito a mano con qualche colpo di slap-and-fold per renderlo liscio, poi l'ho formato in una palla e l'ho messo a lievitare in una ciotola coperta con pellicola.
Prima, però, ho staccato un pezzettino di impasto e l'ho infilato in un bicchierino di vetro dalle pareti dritte, segnando il livello con un elastico, per controllare la lievitazione (suggerimento utilissimo che devo a Patrizia).

Mentre l'impasto lievita, pulite la verdura, lavatela, lessatela, scolatela bene e ripassatela in padella con l'olio, l'aglio e il peperoncino.
Salatela, lasciatela raffreddare e unite il formaggio a dadini.

Una volta che l'impasto avrà raggiunto il raddoppio del volume, spolverate un piano di lavoro con la semola rimacinata, dividete l'impasto in due parti, stendete la più grande dandola una forma più o meno circolare e rivestite la teglia dopo averla unta con un filo d'olio.
Disponete il ripieno sulla base, stendete l'impasto restante e coprite il ripieno, saldando i bordi dell'impasto e arrotolandoli a formare un cordone.
Spennellate la superficie con l'albume, cospargete con i semi e praticate vari fori con uno stuzzicadenti, poi infornate in forno preriscaldato a 200° per circa 30 minuti, finché la pizza non risulterà dorata in superficie e ben cotta sul fondo.


A me piace così, la pasta sottile e in mezzo tanta ma tanta verdura, e il bordo bello ciotto per avvolgervi intorno una fetta di prosciutto crudo che si scioglie pian piano col calore!

Se il vostro desiderio di pizza con la verdura è meno imperioso del mio, usate il lievito naturale, se l'avete.
Oppure impastate al mattino e dimezzate la quantità di lievito. Un grammo di lievito di birra disidratato corrisponde a 3,5 grammi di lievito fresco, quindi fate le dovute proporzioni.

Varianti

Pizza al farro integrale con spinaci e ricotta
Per la base:
250 g di farina 0 (Conad biologica)
250 g di farina di farro integrale biologica (NaturaSì)
350 g di acqua
1 g di lievito di birra disidratato
5 g di sale fino
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di malto fluido
Per il ripieno:
1 kg di spinaci puliti (2, se volete esagerare come ho fatto io!)
1 spicchio di aglio
olio extravergine d'oliva
peperoncino tritato
50 g di pinoli tostati (in un padellino antiaderente a fuoco medio-basso per 4 minuti, mescolando spesso)
2 uova
400 g di ricotta di pecora
2 cucchiai di parmigiano grattugiato
1 cucchiaino di noce moscata macinata
Preparazione
Preparate l'impasto come descritto nella ricetta principale.
Fate rosolare l'aglio con l'olio e il peperoncino, unite gli spinaci lessati e ben scolati e fateli insaporire.
Fate raffreddare, poi aggiungete i pinoli.
Sbattete le uova e unitevi la ricotta setacciata, il parmigiano, la noce moscata e infine gli spinaci.
Mescolate bene il tutto e farcite la pizza, procedendo come nella ricetta principale.

E quando fa troppo caldo per accendere il forno, date un'occhiata qui!

martedì 24 marzo 2015

Farfalle integrali con ceci, feta e pomodori secchi

IL MERLO (turdus merula)

Il merlo è un uccello caratterizzato dal becco giallo-arancio e dall'inconfondibile piumaggio nero nel maschio.
La femmina ha il becco giallo bruno e il piumaggio sui toni del marrone con macchiettatura sul petto.
Questo uccello è presente non solo in ambienti naturali quali macchie, boschi e zone rurali, dalla pianura alla montagna, ma frequenta assiduamente anche le aree urbane, ovunque ci sia un po' di verde.
E' possibile vedere i merli mentre frugano nelle fioriere e fra l'erba e i cespugli delle aiuole pubbliche, sempre intenti alla ricerca di insetti o di briciole di cibo sfuggite agli umani e non è raro che costruiscano il nido addirittura nei vasi di fiori su qualche balcone.
Hanno movenze agili e aggraziate e se non vengono spaventati perdono presto la naturale diffidenza che gli animali nutrono nei confronti dell'uomo.
Nel corso dell'anno, dalla primavera all'estate, nidificano tre volte, raramente anche quattro; una caratteristica del merlo è quella di costruire il primo nido a poca distanza dal suolo, a volte anche direttamente sul terreno, fra cespugli fitti o roveti o negli spazi fra i tronchi delle cataste di legna e fra l'edera abbarbicata su vecchi muri, mentre la seconda deposizione avverrà in un nido costruito più in alto e la terza sarà più in alto ancora.
Questo avviene perché il merlo comincia la riproduzione molto presto, già all'inizio di marzo, quando la natura ancora spoglia offre pochi ripari e vicino a terra è più facile trovare un posticino un po' nascosto e abbastanza protetto dalle intemperie e dagli sguardi indesiderati.
Le covate precoci spesso non vanno a buon fine, perché i predatori hanno più facilità nel depredare i nidi e il tempo inclemente così come i ritorni di freddo causano sovente la morte dei piccoli.
I merli non riutilizzano mai lo stesso nido e alla sua costruzione partecipano sia il maschio che la femmina.
E' realizzato a forma di coppa utilizzando fili d'erba secca e sottili ramoscelli morbidi e viene foderato con muschio e piume; la femmina deporrà alcune uova di colore azzurrino, picchiettate di grigio bruno, normalmente da 3 a 6.
Alla cova, che dura 14-15 giorni, provvede soprattutto la femmina, mentre il maschio sta di vedetta a distanza dal nido, in posizione elevata, in modo da accorgersi per tempo dell'arrivo di qualche predatore e mettere in allarme la compagna e allo stesso tempo distrarre l'attenzione del nemico attirandola su di sé.
Dà il cambio alla femmina quando questa si allontana per cercare cibo e sgranchirsi un pochino.
Inoltre cantando a gran voce dal posatoio informa gli altri merli che quello è il suo territorio e non gradisce invasioni da parte dei consimili.
Quando il maschio lancia il suo fischio di allarme, la femmina si acquatta nel nido immobilizzandosi, lasciando intravvedere solo la punta del becco e quella della coda e se sono già nati i piccoli, li proteggerà tenendoli ben nascosti sotto di sé.
I merli, come la maggior parte degli uccelli, nascono ciechi e implumi, ma ben presto si rivestiranno di un piumino grigio bruno.
Vengono alimentati per un paio di settimane all'interno del nido, prevalentemente con lombrichi ed insetti vari.
Alternativamente entrambi i genitori fanno incessantemente la spola fra il nido e i luogo dove sanno di trovare cibo; i piccoli devono essere nutriti con grande frequenza, nei primi giorni praticamente di continuo, poi man mano che crescono l'intervallo fra un pasto e l'altro si allunga anche a 15-20 minuti.
A circa 10 giorni di età gli occhietti sono ben aperti e spuntano le prime piccole penne, dapprima quelle delle ali, del dorso e della coda, poi man mano tutte le altre; ora i piccoli merli hanno un aspetto "spettinato" davvero buffo.
Abbandonano il nido a circa tre settimane di età, ma non sanno ancora volare, le alucce non sono abbastanza robuste e le penne sono ancora troppo corte per garantire un volo sicuro e sufficientemente rapido.
Dapprima restano a terra, nascosti fra i cespugli e le erbe, immobili e zitti, in attesa che i genitori arrivino per l'imbeccata, poi cominciano a fare esercizio di volo sbattendo le ali, tentando i primi incerti voletti per raggiungere i rami bassi dei cespugli.
Questo periodo è il più pericoloso per il giovane merlo, che ha molte probabilità di cadere vittima dei predatori.
(Fonte: animalisos.altervista.org/6merlo.php, con due bei filmati che mostrano la costruzione del nido, la cova delle uova e l'allevamento dei piccoli di una coppia di merli)

Sì, ma... perché questo improvviso interesse per i merli?
Qui merlo ci cova...

Farfalle integrali con ceci, feta e pomodori secchi



ricetta originale di Marco Bianchi

Ingredienti per 3-4 persone:
la parte bianca di 1 porro (oppure uno scalogno grande), affettata sottilmente
1 cucchiaio di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio di acqua
9 mezzi pomodori secchi sott'olio, sgocciolati e tagliati a pezzetti
2-3 cucchiaini di paprika piccante
240 g di ceci cotti
le foglie di un mazzetto piccolo di prezzemolo, tritate al coltello
250 g di farfalle integrali biologiche
90 g di feta tagliata a dadini
3 cucchiai di pangrattato

Preparazione:
In una padella ampia stufate il porro (o lo scalogno) con l'olio e l'acqua a fiamma bassa e padella coperta per qualche minuto.
Unite i pomodori secchi e fate insaporire per cinque minuti, poi aggiungete la paprika e dopo un minuto i ceci.
Cuocete qualche altro minuto, aggiungendo un po' dell'acqua di cottura dei ceci in mondo che il fondo di cottura resti cremoso.
Spegnete la fiamma e aggiungete il prezzemolo tritato, tenendone da parte un po' per la decorazione dei piatti.
Nel frattempo tostate il pangrattato in un padellino a fiamma medio-bassa e mescolando finché non sarà dorato. Trasferitelo in un piatto per farlo raffreddare e tenetelo da parte.
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata e scolatela ancora bene al dente. Versatela nella padella con il condimento e terminate la cottura saltandola e aggiungendo quanto basta dell'acqua di cottura.
Togliete dal fuoco, unite la feta tenendone da parte qualche dadino, mescolate bene e impiattate.
Servite cospargendo la pasta con il pangrattato tostato e il resto dei dadini di feta e del prezzemolo tritato.

Questa pasta è ottima anche fredda, come insalata.
In questo caso, scolatela e sciacquatela subito sotto acqua corrente per raffreddarla, prima di aggiungerla al condimento (appena tiepido), e non aggiungete il pangrattato.


"... Allora questo non è il primo nido, visto che lo hanno costruito su un ramo del mandarino... Devono averne fatto già uno in prossimità del suolo... Qui leggo che la cova dura un paio di settimane... Ma allora, visto che ci siamo accorti del nido già da una decina di giorni, le  uova potrebbero essere prossime alla schiusa! Ma ci pensi? Potremmo svegliarci tra qualche giorno con una nidiata di merlini proprio davanti alla finestra! Vedremo come vengono allevati! Assisteremo al loro primo volo! Non sei emozionato anche tu, amore?"
"Merletti, non merlini..."
"Macché merletti! Merlini!"
"Merletti!"
"Merlini!"

Fuori, accoccolata nel nido sul ramo del mandarino e indifferente al battibecco che si svolge in cucina sul nome dei suoi piccoli, la merla continua a covare...

venerdì 13 marzo 2015

Sbriciolata integrale con sesamo e nocciole tostate e crema al cacao, ovvero Il Biancocuore al cacao di Marco Bianchi

Mezzo litro di latte di soia, regalo di un'amica.
Sono incerta su come usarlo, nonostante le centinaia di ricette che ho letto.
Incerta e, lo ammetto, anche un po' diffidente nei confronti della soia.
Dicono che il sapore non sia un granché.
Dicono che sia geneticamente modificata.
Dicono...
Io però, visto che l'ho avuta in regalo, una possibilità gliela voglio dare, a questa confezione da mezzo litro di latte di soia.
Ma voglio una ricetta che mi permetta di farlo fuori tutto in una volta sola, senza avanzi.
Uhmm...

17 febbraio 2015.
Mentre preparo il pranzo orecchio distrattamente uno di quei programmi televisivi dove insegnano a cucinare a noi che siamo a casa.
Ai fornelli dello studio c'è Marco Bianchi.
Da quello che sento, preparerà dei dolcetti monoporzione, farciti con...
"... una crema al cacao, che prepareremo con mezzo litro di latte di soia..."
Alt!
Il mio pranzo può aspettare!

Quindici giorni dopo, nella cucina di casa mia.
Tutti gli ingredienti sono in ordine sul tavolo, preparati e pesati.
Solo che io non farò i dolcetti monoporzione presentati in televisione, ma una crostata.
Preparo la base sbriciolata, preparo la crema, la raffreddo, rivesto lo stampo della crostata.
Al momento di versare la crema nel guscio, qualcuno mi bussa sulla spalla col dito.
Il Neurone Sobillatore.
Aspetta a versare la crema. Sei sola in casa. Non ti vede nessuno. Perché non provi a fare quella cosa?
"Tu dici? Ma veramente io non so se..."
Ci puoi riuscire. Lo hai visto fare mille volte.
"Ma non so se sono pronta per..."
Se non osi, non imparerai mai.
Ha ragione lui.
Apro un cassetto e tiro fuori una scatola rotonda di latta.
Sollevo il coperchio.
E' piena di carabattole ammucchiate alla rinfusa.
Ne prendo una che affiora dal mucchio.
La soppeso brevemente, poi infilo la mano nella scatola, rovisto fra gli attrezzi, ne tiro fuori un paio.
Rimetto il coperchio sulla scatola, chiudo il cassetto.
Ti serve un bicchiere alto e stretto.
Non ne ho.
Trovo una tazza adatta allo scopo.
La appoggio sul tavolo della cucina, accanto alle mie carabattole.
Col cuore che mi batte forte, inserisco il beccuccio più largo nella sac-à-poche, lo fermo con l'anello scanalato, infilo la sacca nella tazza con la bocchetta rivolta verso il basso, ripiego la stoffa all'indietro, riempio la sacca con la crema al cacao, raddrizzo il risvolto, prendo in mano la sac-à-poche e ne spremo il contenuto nel guscio della crostata, formando una spirale dal centro verso il bordo dello stampo per poi creare un disegno a rete con i residui di crema.
Appoggio la sac-à-poche vuota sul tavolo e respiro liberamente.
Hai visto? Te l'avevo detto che eri pronta!

Sbriciolata integrale con sesamo e nocciole tostate e crema al cacao, ovvero il Biancocuore al cacao di Marco Bianchi



ricetta originale di Marco Bianchi

Ingredienti per uno stampo di 22 cm di diametro:
Per la base:
200 g di farina integrale biologica
120 g di farina 0
160 g di nocciole tostate e tritate finemente
30 g di amido di frumento
1/2 cucchiaino di lievito per dolci
60 g di zucchero integrale di canna (mascobado *)
60 g di olio extravergine d'oliva dal sapore delicato
40 g di tahin (crema di sesamo) chiaro *
un pizzico di sale
7 cucchiai (circa) di acqua fredda di frigo
Per la farcitura:
20 g di cacao amaro in polvere
50 g di zucchero di canna semolato
40 g di amido di frumento
500 ml di latte di soia leggermente zuccherato
Per la decorazione:
zucchero a velo
una ventina di lamponi
* per questo ingrediente vedi qui

Preparazione:
Base
In una ciotola molto ampia riunite le farine, le nocciole, l'amido e il lievito setacciati e lo zucchero e mescolate molto bene con una frustina per arieggiare e dissolvere i grumi.
Versate al centro l'olio e la crema di sesamo e iniziate a mescolare con una forchetta.
Sciogliete il sale in 4 cucchiai di acqua e aggiungetela al composto un cucchiaio per volta, tenendo separati gli altri 3 cucchiai. Potrebbe servirne un po' di più o un po' di meno a seconda della capacità delle farine di assorbire l'acqua.
Mentre versate l'acqua, lavorate il composto sfregando il tutto con le dita (oppure usate un pastry cutter... lo amo alla follia!) per inumidire la farina. Dovete ottenere delle briciole umide, e smettere di aggiungere acqua quando, prendendo un po' di impasto e stringendolo nel pugno, vedrete che rimane insieme senza sbriciolarsi.


A questo punto coprite la ciotola con pellicola alimentare e mettetela in frigo mentre preparate la farcitura.
Farcitura
Riunite in un pentolino dal fondo spesso lo zucchero con il cacao e l'amido setacciati e mescolate con una frustina.
Sempre mescolando per non creare grumi versate a filo il latte di soia.
Mettete il pentolino sul fuoco e a fiamma medio-bassa portate a ebollizione, mescolando continuamente.
Cuocete finché non vedrete la crema addensarsi (continuerà ad addensarsi raffreddandosi).
Togliete la crema dal fuoco, versatela in una ciotola, immergete quest'ultima in acqua fredda e fate intiepidire la crema mescolandola continuamente con la frustina. Ci vorranno pochi minuti.
Quando la crema sarà tiepida potrete togliere la ciotola dall'acqua e smettere di mescolare. Mettete da parte la crema.
Assemblaggio
Ungete e infarinate una tortiera e, versandovi dentro un po' di briciole per volta, rivestite il fondo e i bordi pressando bene il composto con le mani e formando uno strato di circa mezzo centimetro.


Tenete da parte circa un terzo delle briciole per la copertura.
Versate la crema nel guscio di briciole (usate quello che vi pare!), livellatela bene e copritela uniformemente con le briciole messe da parte.


Infornate in forno statico preriscaldato a 180° per 30 minuti. Sfornate, fate raffreddare e cospargete di zucchero a velo.
Decorate il dolce con i lamponi appena prima di servirlo.


Se sarete stati bravi a rivestire la tortiera, riuscirete a tagliare e servire il dolce a fette integre. Altrimenti, prendete pure in considerazione l'idea di farlo fuori... a cucchiaiate!


Se pensate di usare la ricetta della base per qualcosa di diverso, per esempio un crumble di frutta, vi consiglio di aumentare la dose di zucchero. In questa ricetta la quantità di zucchero indicata permette di ottenere un sapore giustamente dolce quando la base si combina alla crema e allo zucchero a velo di copertura, ma in assenza di altre componenti dolci è davvero un po' scarsa, perfino per me che non amo i dolci "dolci"!
Ciò premesso, questa torta è una cannonata fenomenale.
Il profumo intenso delle nocciole è da svenimento e la crema al cacao è una goduria sofficissima.
Mi raccomando, la crema mettetecela tutta!

venerdì 6 marzo 2015

Insalata di pollo con arance, pistacchi e feta

Sera di una giornata invernale qualunque.
Fredda.
Molto, molto fredda.
E' già buio quando uscite dall'ufficio, avvolti nel vostro sciarpone di lana.
L'aria gelida vi colpisce in faccia come uno schiaffo.
Il vento, tagliente, implacabile, lotta per strapparvi il cappello.
Ve lo calcate sulla testa con la mano guantata, mentre in fretta vi recate alla fermata dell'autobus.
Aspettate immersi nel gelo.
Il naso comincia a colare.
Vi sfilate un guanto e iniziate a frugare nel vostro zaino con la mano screpolata, in cerca di un fazzoletto.
A casa stanno prendendo il tè con i biscotti...
Pietosamente, l'autobus arriva a raccattarvi.
Vi scaldate stringendovi contro gli altri passeggeri.
L'unico vantaggio del non avere neanche lo spazio per muovere un dito.
L'autobus vomita il suo carico umano nei pressi della fermata della metropolitana.
Pochi interminabili minuti di freddo e vi immergete nelle viscere della terra.
Là dove è sempre estate.
Con tutto il vostro cappotto, il vostro sciarpone, il cappello felpato e i guanti di lana.
A casa staranno preparando una minestra...
Quando state ormai per sudarvi anche l'anima arriva un convoglio, sbuffando.
Come le onde che si infrangono contro la spiaggia solo per fare ritorno al mare, venite risucchiati all'interno del vagone, fumigante del vapore acqueo emanato dai corpi accalcati.
Contate le fermate a ritroso mentre il convoglio sferraglia verso la stazione ferroviaria.
E pensate alla casa lontana, laggiù in Palude.
Ci saranno i fagioli o i ceci, nella minestra? Il radicchio o i funghi?
Quando la metropolitana raggiunge la fermata della stazione ferroviaria e le porte scorrevoli si aprono, venite espulsi e proiettati contro una muraglia umana alla velocità della luce, in una sorta di novello, cittadino big bang destinato a ripetersi ogni tre minuti nell'ora di punta.
La corrente tumultuosa di un fiume in piena vi trascina verso l'uscita, vi incanala sulla rampa della scala mobile, vi trasporta fino all'atrio della stazione.
Ore 18:49, binario 14... Chissà se ci mette la pasta o il riso...
Il vostro treno non è ancora pronto sul binario.
Sfidando il vento, camminate lungo la banchina fino all'inizio del settore C.
Se salite a quell'altezza del treno, scenderete proprio all'ingresso del sottopassaggio, nella stazione di arrivo.
La banchina si popola a poco a poco di viaggiatori.
Quando il treno arriva al binario c'è una piccola folla infreddolita raccolta in attesa.
Puntate una delle porte con lo sguardo, calcolando mentalmente se si fermerà proprio davanti a voi o se sarà necessario che vi spostiate di qualche centimetro, o di qualche metro, per essere tra i primi ad entrare nel vagone e avere una possibilità di sedervi.
Il vostro calcolo si rivela impreciso e siete costretti a inseguire la porta, ondeggiando col vostro zaino, difendendo la vostra posizione con le spalle e con i gomiti.
Il treno si ferma in un assordante stridio di freni.
Le porte si sbloccano, il viaggiatore più vicino salta sul predellino e con un gesto energico e deciso alza la maniglia che apre la porta del vagone.
Braccio contro braccio e spalla contro spalla, strattonati ai fianchi e spinti da tergo, balzate sul predellino, volate sugli scalini, vi catapultate all'interno del vagone e conquistate un posto a sedere.
Vi guardate intorno.
Il vagone è già pieno di gente.
Guardate fuori dal finestrino come per schernire l'aria fredda all'esterno.
Voi godete dell'eterna primavera di Trenitalia.
... Magari col parmigiano sopra, o una bella spolverata di pecorino...
Il treno parte faticosamente, ansimando.
Mentre sferraglia verso la Palude, il vostro pensiero va alla casa che si avvicina, alla tavola imbandita, al calore di quella minestra agognata.
Non vedo l'ora...
Dalla stazione ferroviaria alla vostra auto parcheggiata nel buio ci sono dieci interminabili minuti a piedi.
Quanto basta per precipitare di nuovo nell'inverno, con il suo rigore, il suo gelo e il suo vento tagliente.
Le mani intorpidite dal freddo faticano a inserire la chiave d'accensione.
Ci sono quasi... la minestra... la minestra...
Venti minuti e dieci chilometri vi separano dalla vostra casa, dalla vostra tanto desiderata minestra.
Nove chilometri.
Otto.
Sette.
Sei.
Cinque.
Sto arrivando... manca poco...
Quattro chilometri.
Tre.
Due.
Uno.
La strada di casa vostra.
Il vostro garage.
L'ultima sferzata di vento che vi colpisce in pieno.
La minestra... la minestra è mia...
Aprite la porta di casa, entrate, vi ritrovate avvolti in un abbraccio.
"Amore, indovina cosa ho preparato per cena? Mica la solita minestra! Stasera ho fatto l'insalata di pollo di Martha Stewart!"

Insalata di pollo con arance, pistacchi e feta



ricetta originale di Martha Stewart

Ingredienti per due persone:
50 g di pistacchi al naturale
30 ml di olio extravergine d'oliva
30 ml di aceto bianco
sale
2 sopracosce di pollo spellate, disossate e tagliate a pezzetti
1 cucchiaino di semi di coriandolo macinati (per macinarli meglio tostateli in un padellino per 4 minuti e fateli raffreddare)
80 g di lattughino
le foglie di un mazzetto di prezzemolo, tritate
10 g di erba cipollina fresca, tagliata a rondelle
120 g di feta tagliata a dadini
2 arance, pelate al vivo e affettate

Preparazione:
Tostate i pistacchi in un padellino antiaderente a fuoco medio-basso per circa 4 minuti, mescolandoli spesso. Lasciateli raffreddare in un piatto.
Emulsionate in una ciotolina l'olio con il sale e l'aceto, unite il prezzemolo e l'erba cipollina e tenete da parte.
Cospargete il pollo con il coriandolo macinato.
Scaldate un cucchiaio d'olio in una padella, rosolatevi il pollo e portatelo a cottura. Se la padella non è abbastanza grande, cuocete i pezzetti di pollo un po' per volta.
In una ciotola ampia unite il lattughino e i pistacchi e versatevi sopra la salsa tenuta da parte. Mescolate bene, regolate di sale e dividete nei piatti individuali.
Adagiatevi sopra il pollo e completate con la feta e le arance.


Questa ricetta partecipa al 100% GLUTEN FREE FRI(DAY) di Gluten Free Travel and Living.

I Love Gluten Free (FRI)DAY – Gluten Free Travel & Living